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23.06.2022

International Women in Engineering Day

Il 23 giugno ricorre la Giornata Internazionale delle Donne in Ingegneria.

La ricorrenza è stata lanciata per la prima volta nel Regno Unito il 23 giugno 2014 per celebrare il 95° anniversario della Women's Engineering Society (WES), un ente di beneficenza fondato dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, nel 1919, poiché molte donne avevano accettato lavori di ingegneria durante il conflitto e desideravano continuare a lavorare. La situazione da allora è andata sicuramente migliorando per le donne in ingegneria, ma secondo i numeri c’è ancora molta strada da fare.
 
O forse esistono già delle realtà in controtendenza? Abbiamo chiesto il parere di alcune delle donne ingegnere di STI Engineering Italia.
 

Le Donne in Ingegneria in Italia


Stando ai dati del consorzio universitario AlmaLaurea relativi all’anno 2019, le donne laureate sarebbero in discreta maggioranza rispetto agli uomini, arrivando a sfiorare il 59% del totale dei laureati. Inoltre, le carriere universitarie delle studentesse italiane brillerebbero di più di quelle dei colleghi: secondo i dati la media delle votazioni è di 101,1/110 contro il 98,6/110 dei laureati uomini.
Secondo me, ci racconta Irina, Ingegnere Meccanico presso STI Engineering a Milano, la bravura delle ragazze negli studi deriva dalla loro innata precisione, gestione delle scadenze e capacità organizzativa, con l’aggiunta, negli ultimi decenni, di una forte intraprendenza e del desiderio di indipendenza e di realizzazione professionale, oltre che nella vita privata.
I dati mettono in luce grandi passi avanti rispetto agli scenari socioculturali dell’Italia dei decenni scorsi, anche se c’è ancora margine di miglioramento. Se si prendono come riferimento le materie STEM, ovvero le materie scientifiche (dall’acronimo inglese di Science, Technology, Engineering, Mathematics), si registra ancora una bassa presenza femminile: solo 1 donna su 6 sceglie di intraprendere una carriera universitaria in ambito STEM, esattamente la metà degli uomini, per i quali l’incidenza è di 1 su 3.
Un’eccezione a questo quadro ci viene fornita dalla nostra Ilaria, Ingegnere Chimico presso STI engineering a Roma “In realtà io ho vissuto esattamente l’opposto” ci racconta “Quando ho iniziato il percorso universitario nei primi anni 2000 eravamo più donne che uomini, e comunque un numero molto limitato di studenti in generale poiché si tratta di un corso di studi veramente impegnativo. Secondo me è una scelta dettata dalla passione, non dal genere”.
Anche Erika, Ingegnere Edile presso STI Engineering a San Daniele del Friuli, ci racconta un’esperienza molto lontana dalle statistiche “Fin da bambina sono sempre stata portata per le materie scientifiche: già alle elementari adoravo la matematica, materia che non mi costava nessuna fatica. Crescendo questa inclinazione si è acuita e, prima alle scuole medie e poi al liceo scientifico, alla matematica si sono affiancati la fisica e il disegno tecnico, rendendo piuttosto naturale la scelta della facoltà di ingegneria edile. In questo percorso devo dire che mi sono scontrata raramente con pregiudizi o percezioni stereotipate legati al genere.”
 

Il “Gender Dream Gap”


Secondo le statistiche, in Italia inizierebbe verso i 6 anni, durante il primo anno delle scuole elementari, la percezione stereotipata secondo cui le bambine sarebbero più portate per le materie umanistiche e meno brave in quelle scientifiche. Gli inglesi lo chiamano “gender dream gap”, la differenza di sogni legata al genere, e i numeri ci confermano questa realtà: in media a 15 anni, in Italia, il divario di genere in matematica è tra i più alti dei Paesi OCSE: 16 punti di differenza, contro una media di 5, secondo l'ultimo rapporto UNESCO. Eppure, le differenze sono nulle nei Paesi scandinavi e negli Emirati Arabi.
Cosa significa? Che non si tratta di una questione biologica, ma di fattori culturali e sociali. Non sono le ragazze a essere meno brave “per nascita", ma lo diventano col tempo, condizionate dal contesto in cui sono immerse.
La nostra Irina, di origini russe, è pienamente d’accordo, secondo la sua esperienza, con questa tesi: “Io sono il tipico esempio di condizionamento socio-culturale: sono nata ed ho studiato a Perm, nella regione degli Urali, regione molto industrializzata dove storicamente c’è stato un fortissimo sviluppo del settore metalmeccanico già all’inizio del secolo scorso in riposta alle due guerre mondiali. In questo ambiente è stata naturale la diffusione di molte università tecniche e la formazione nel corso degli anni di moltissimi ingegneri, sia uomini che donne indifferentemente. Poi, quando sono venuta in Italia dopo la laurea, ho vissuto il mio secondo condizionamento socio-culturale: questo è il paese dove si respira creatività ovunque, e quindi ho deciso di iniziare un secondo percorso di studi in architettura ed interior design. Oggi in STI Engineering riesco a combinare con piena soddisfazione la preparazione tecnica e la creatività della progettazione.”
Una recente ricerca inglese ha messo in luce come le bambine abbiano tre volte in meno rispetto ai maschi la probabilità di ricevere un giocattolo ispirato al mondo scientifico. Eppure, l’infanzia è un terreno fertile per la stimolazione di interessi e gusti che potranno in futuro rappresentare materie da esplorare più consapevolmente, fino a veri e propri percorsi scolastici, carriere universitarie e professioni. Tale affermazione è anche avvalorata dal fatto che ragazze con una madre che lavora in ambito STEM sono più propense ad affrontare un curriculum di studi in queste materie.
Dunque, l’educazione all’abbattimento del gender dream gap inizierebbe già in famiglia ed in tenera età.
“Io vengo dalla classica famiglia con mamma insegnate e papà ingegnere, il classico stereotipo degli anni 80.” Ci racconta  la nostra Ilaria “Ho frequentato il classico, ma poi per mia scelta, a dispetto di qualsiasi stereotipo, ho deciso di fare ingegneria. Pensandoci bene, devo dire che anche tra i miei tre figli (due maschi e una femmina) non riscontro particolari distinzioni di genere nel tipo di interessi: se arriva come regalo uno scatolone di esperimenti scientifici, ci giocano felici tutti assieme.”
 

I segnali di miglioramento


È vero, la storia delle donne nella scienza e nella tecnologia è sicuramente più recente rispetto quella dei colleghi maschi. Ciononostante, l’Italia si è inserita in un solco di miglioramento per cui, se nei primi anni 2000 la percentuale di donne laureate in ingegneria era pari al 16% dei laureati in tali discipline, nel 2019 si è arrivati al 28,1%. Si tratta di una quota che si è mantenuta stabile negli ultimi 10 anni e che ha definitivamente posto fine al fenomeno di minoranza di donne nei corsi di ingegneria presente ancora negli ’80.
Peraltro, va ricordato come negli ultimi anni, in alcuni corsi, come Ingegneria Edile-Architettura, la maggioranza di immatricolazioni riguardi le ragazze (Fonte: Dipartimento Centro Studi Fondazione CNI), situazione che vale anche per Ingegneria Chimica e Bioingegneria.
“Certo, io vengo da Architettura, ho ottenuto l’abilitazione da Ingegnere dopo gli studi in Italia e Spagna e devo dire che nell’ambiente universitario internazionale non ho riscontrato grosse differenze di genere - ci racconta Giuliana, Ingegnere Civile presso STI Engineering Milano – Al contrario, per i miei interessi personali ho sempre frequentato ambienti fortemente maschili in Italia – ci spiega – e piuttosto che discriminazioni c’è una sorta di iniziale stupore nel trovare una donna in ruoli prettamente da uomo, una sorta di fattore sorpresa se vogliamo, ma poi arriva il riconoscimento. E il rispetto.”
 

Quando il problema è il mondo del lavoro: il Gender Pay Gap


Abbattuto lo stereotipo di genere e affrontato un corso di studi che scoraggia anche i colleghi maschi (che in percentuale maggiore rispetto alle donne abbandonano il percorso universitario), l’ingegnere donna si trova davanti un altro ostacolo: il Gender Pay Gap.
Molte donne ingegnere italiane sono un’eccellenza nel campo della meccanica, dell’aerospazio, dell’intelligenza artificiale, della bioingegneria e di molti altri ambiti e sono richieste dalle più prestigiose università, aziende e agenzie internazionali. Questo aspetto si scontra con l’avvilimento del principio delle pari opportunità di cui è prigioniero il nostro paese, che ha fatto pochi passi in avanti nella costruzione di un sistema di welfare dedicato alle donne ed alla conciliazione dei tempi lavoro-famiglia, nell’ingegneria come in molti altri settori.
Secondo uno studio dell’Università Cattolica, un ingegnere o un informatico donna guadagna circa 200 Eur al mese in meno rispetto ad un collega uomo. Perché? In parte perché le donne intorno ai 30 anni si orientano maggiormente verso la cura della famiglia: il 21% sceglie contratti part-time, contro l'8% degli uomini. I maschi lavorano 5,4 ore in più alla settimana rispetto alle femmine. Scelte libere delle donne o "bias culturali” per cui i lavoratori maschi sono preferiti, in termini di opportunità di lavoro, alle lavoratrici?
“Oltre che ingegnere, sono anche mamma di due bimbi – ci racconta Erika - e questo aspetto ha sicuramente cambiato la mia prospettiva professionale: per mia scelta decisi di ridurre gli orari di lavoro e così persi il lavoro che avevo. Ripensandoci dopo qualche anno mi stupisco del fatto che in realtà sapevo che sarebbe andata così dal momento in cui ho deciso di avere dei figli. So di non essere l’unica e nemmeno quella a cui è andata peggio, ma questo è un aspetto che riguarda il mondo del lavoro femminile in generale e non solo nel settore dell’ingegneria. Posso dire che al momento in STI Engineering ho trovato un buon equilibrio tra lavoro e famiglia, anche se ciò comporta dei compromessi sia da una parte, dove certi ruoli non possono essere gestiti part-time, che dall’altra, dove il tempo dedicato ai bambini sembra non essere mai sufficiente”.
Secondo Ilaria invece la possibilità di fare una scelta di vita è un aspetto impagabile: “La scelta di dedicarsi sia alla carriera che alla famiglia è molto personale. Io devo dire che in STI Engineering ho trovato la situazione lavorativa ideale per me” spiega Ilaria “con un part-time che mi permette di conciliare la realizzazione professionale e la volontà, nel mio caso, di essere presente attivamente nella vita dei miei figli. Questo tipo di appagamento per me va oltre il mero appagamento economico, ma conosco anche delle colleghe ingegnere assolutamente affermate e felici della scelta totalmente lavorativa.
In ogni caso procede senza sosta (anche se molto lentamente) l’incremento delle donne iscritte all’Albo professionale degli ingegneri: nel 2007 erano poco meno del 10%, mentre nel 2021 sono il 16% degli iscritti (quasi 40.000 donne iscritte all’albo).
 

L’importanza della diversità in ingegneria


Il nostro sogno è un’azienda e di conseguenza una società in cui ci sia un’equa rappresentanza di persone di sesso, cultura, nazionalità ed etnia diverse che lavorano in ruoli STEM. Avere una rappresentanza ben distribuita di diversi sessi ed estrazioni sociali, entiche e culturali è particolarmente importante nei lavori che hanno lo scopo di migliorare la vita delle persone, compreso il campo dell'ingegneria.
Persone di diversa estrazione portano in gioco diverse prospettive ed esperienze: si pensi per esempio alle tecnologie basate sull’intelligenza artificiale e sulla realtà virtuale, un settore in cui tipicamente viene valorizzata la diversità allo scopo di raccogliere dati il più vari e completi possibile e riprodurre tratti della realtà più fedeli possibile al mondo reale.
Parimenti, se le tecnologie vengono progettate da un gruppo omogeneo di persone, ciò potrebbe avvantaggiare solo le persone loro somiglianti a livello di sensibilità, tenore economico, stile di vita, tipologia di abitazione, possibilità formative, attività nel tempo libero e così via. Se invece il gruppo è eterogeneo, probabilmente ne trarranno beneficio molte più persone.
Credo che lo scambio, non solo tra generi ma anche tra società e culture diverse, sia sempre una fonte di arricchimento“ spiega Irina. “E’ innegabile che uomini e donne siano fatti in modo diverso, ma questa diversità è un vantaggio: aggiunge un punto di vista diverso  e un diverso approccio ai problemi o alle situazioni”
“Io non credo nello stereotipo di genere – afferma Giuliana – secondo me non è tanto il genere a fare la differenza, quanto l’approccio caratteriale e le inclinazioni personali”. Da sempre appassionata di tecnologia e grazie alla sua naturale inclinazione alla semplificazione della vita e del lavoro, Giuliana è esperta e docente di Revit e Navisworks “strumenti che in progettazione risolvono e semplificano molte criticità” spiega “proprio ciò che un ingegnere dovrebbe saper fare, infondo, che sia maschio o femmina!”.
Secondo me la diversità di genere è pressoché irrilevante nel settore dell’ingegneria. Faccio fatica a pensare che il mio contributo come donna ingegnere possa fare la differenza. Penso che a fare la differenza sia la singola persona, con i suoi talenti e le sue attitudini, indipendentemente dal genere. Concorda Erika.
 
Storicamente, al pari delle loro controparti maschili, molte donne naturalmente curiose e brillanti hanno messo in gioco le loro abilità e, nel corso degli anni, hanno infranto gli stereotipi e inseguito i loro sogni. Hanno fatto scoperte rivoluzionarie nei loro campi. Senza il loro lavoro, molte delle cose di cui godiamo oggi potrebbero non esistere.
Celebrare i successi delle donne in un campo tradizionalmente dominato dagli uomini per noi in STI Engineering vuole essere un modo per ricordare quanto possa essere gratificante questo lavoro per chiunque e quanto sia importante riconoscere e promuovere il talento e la passione personale, indipendentemente dal corredo cromosomico.
 
 
Thanks to: Irina Ivanova, Ilaria Luconi, Erika Minisini, Giuliana Pintus
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