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12.07.2022

La progettazione, anima dell’architettura sostenibile

Una progettazione etica e sostenibile non deve essere solo riferita ad una serie di norme, ma deve provenire da lontano, deve essere una sorta di DNA che il progettista ha in sé e che deve di volta in volta saper decodificare.

Tema attuale ma quanto mai complesso, il legame tra io, sostenibilità e progettazione. Ne parliamo in una chiacchierata con la nostra Liliana Anna Leoni, Senior Architect in STI Engineering presso la sede di Milano.  
 
“Recentemente si parla molto di sostenibilità dell’architettura a livello progettuale. Io sono fermamente convinta che una progettazione etica e sostenibile non debba essere solo riferita ad una serie di norme, ma deve provenire da lontano, deve essere una sorta di DNA che il progettista ha in sé e che deve di volta in volta saper decodificare.”  
 
In che senso DNA ? 
“Il genius loci, come perdita e riscoperta del luogo deve necessariamente tornare prepotentemente nella progettazione, qualunque essa sia.”  
[Il Genius Loci nell’antichità era la divinità protettrice di un luogo e di quanti vi abitavano o erano soltanto di passaggio. Nell’epoca moderna, genius loci è un’espressione adottata in architettura per individuare una forma d’approccio fenomenologico allo studio dell’ambiente che consiste nell’interazione tra il luogo e la sua identità. (N.d.R.)] 
“Mi sto riferendo ad uno dei padri della critica architettonica, Aldo Rossi, che nel suo testo L’Architettura della Città sviluppa ampiamente il concetto di locus, rendendolo l’elemento spaziale e temporale in cui si colloca la città, assieme ad altri tre cardini della progettazione: l’individualità, la memoria ed il disegno. Egli descrive la città come un organismo di fatti architettonici dal fondamentale ruolo di essere la scena fissa nel teatro della vita umana.”  
Altro spunto di riflessione sul tema dell’interiorizzazione del progetto viene da Martin Heidegger, [filosofo tedesco, considerato uno dei maggiori filosofi del secolo scorso, esponente eminente della fenomenologia tedesca (N.d.R.)] il quale, alla ricerca di che cosa significhi, per esempio, la parola casa, scopre che, attraverso la radice buan del verbo bauen (=costruire) si arriva all’Ich bin, all’Io Sono, cioè una sostanziale identità fra i concetti primordiali del costruire, dell’abitare, dell’essere.  
Questo esempio del bauen=bin (costruire=sono) è noto agli architetti e si potrebbe elaborare anche in italiano, rintracciando il legame tra parole come abitare, abito (veste della persona), abitudine, come costume di vita, dunque comportamento e così via.  (Rudolf Steiner e l’architettura, Bruno Zevi e altri)  
 
Sostenibilità e Feng Shui 
 “Nella progettazione moderna i materiali, le forme i contenuti dell’architettura non solo non devono essere nocivi, ma devono essere addirittura curativi. Si tratta di concetti che provengono da lontano. Nel libro  “La materia, la forma e lo spirito. L’impulso di Rudolf Steiner nell’arte, nel design e nell’architettura”  si parla addirittura di “spazio negativo” o di “materia negativa”, concetto che ritroviamo nel Feng Shui  [antica arte geomantica taoista della Cina, ausiliaria dell'architettura (N.d.R.)] con la mappa BaGua, schema simbolico che mette in relazione 8 aree fondamentali della vita con 8 sezioni dello spazio in cui viviamo e che letteralmente significa Ba (otto)e Gua (area), rappresentata graficamente come una mappa energetica di forma ottagonale” ci racconta Liliana.  
“La mia esperienza progettuale, oltre ad essere di formazione classica, si è arricchita nel tempo  attraverso il Feng Shui, l’architettura organica vivente, la bioarchitettura, nozioni e azioni che esistono da sempre e che, finalmente, in questa ricerca della sostenibilità, vengono riconosciute e normate”.  
 
Estetica, etica, biofilia e chilometro zero.  
“Prima esisteva estetica del bello a discapito dell’etica, poi si è passati alla funzione a discapito del bello, ora  la direzione deve necessariamente essere estetica ED etica.” Ci spiega Liliana. In pieno spirito classico, in realtà, poiché i Greci avevano una visione delle cose molto meno dicotomica della nostra, non potevano concepire la scissione tra etica ed estetica, convinti del fatto che la bellezza che si offre alla percezione sensibile debba necessariamente fare il paio con una buona moralità.
“Aggiungerei a questo un ulteriore concetto: la biofilia, come tendenza progettuale che utilizza materiali, modelli e design naturali per mantenere una connessione con la natura all'interno dell'ambiente costruito, o ancora meglio una cultura  del verde. Non solo il verde ha una funzione psicologica determinante, ma ha anche una funzione di termo-regolamentazione necessaria nelle nuove architetture: se pensiamo per esempio alla parete verde di un edificio in un ambiente urbano, essa contribuisce a purificare l'aria, a ridurre la temperatura dell'ambiente esterno, a regolare la temperatura all'interno della casa e incoraggiare la biodiversità in città. Le pareti verdi sono inoltre un elemento importante di un'architettura pronta a fronteggiare il cambiamento climatico. Come se non bastasse, un ambiente verde ha un effetto molto più positivo sull'umore rispetto al grigio delle nostre città.” 
“Un ulteriore spunto fondamentale in tema di sostenibilità è il chilometro zero. Questo concetto non deve essere pensato in riferimento solo all’agroalimentare, ma anche all’architettura, senza per questo rinunciare alla sperimentazione progettuale. La progettazione architettonica sostenibile si confronta necessariamente con il contesto locale e da esso trae le risorse per gestire tutte le fasi del processo edilizio, ma non solo: recupero dei materiali, riutilizzo di strutture anche con funzioni diverse, studio della luce naturale ai fini dell’efficientamento energetico, valorizzazione delle realtà locali, etc.”  
 
La chiave per un’architettura sostenibile: il BIM 
“Trait d’union per una progettazione sostenibile, ça va sans dire per una società come la nostra, è la progettazione BIM, suggestione  derivante  dalla  topologia applicata all’architetturaOltre all’intuizione, l’architetto ha sempre seguito criteri e regole per costruire edifici. L’ipotesi è che la costruzione di un edificio avvenga, in via più o meno consapevole, anche attraverso concetti di natura topologica (DI CRISTINA 2001, 17-18). Oggi l’architetto è in grado di sperimentare nuove forme progettuali basate su meccanismi di natura topologica grazie all’avvento delle nuove tecnologie ed in particolare ai software per la modellazione solida” 
 
La riflessione ci sorge spontanea: che la progettazione BIM, oltre che innovazione tecnologica e metodologica, possa costituire la via sicura per riuscire a coordinare il vecchio e il nuovo, secondo una progettazione olistica 2.0?  
“La progettazione in BIM è un valido strumento tecnologico e metodologico per approcciare e gestire l’insieme delle qualità imprescindibili per un progetto sostenibile – ci spiega Liliana - ovvero:  


  • L’interazione con il luogo 


  • L’interazione con la natura 


  • La sostenibilità materica 


  • La sostenibilità energetica 


  • La qualità ambientale interna  


  • Il controllo dei costi 


  • Normative stringenti penalizzanti 



Una fonte di ispirazione per quanto riguarda tutti questi aspetti sono state prima la progettazione nordica Europa e ora la scuola architettonica asiatica. Si tratta di un’architettura permeata di etica ma allo stesso tempo comfort per l’uomo, arrivando a toccare addirittura sfere più animiste.”  
 
 
Thanks to: Liliana Anna Leoni  
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